Il Regno dei Cieli è simile a un Monastero posto nel cuore della città

Venne la notte, avvolse di buio le mura, ma nessuno nella città ebbe paura perché la luce riflessa dal Monastero non abbandonava mai la città.

Il nostro stare all’interno della città vuole fare spazio a Dio e annuncia la certezza della sua presenza nelle vicende della vita umana ovunque essa si trovi: dove abita l’uomo lì è venuto a dimorare Dio, nel suo Figlio Gesù Cristo.

Il nostro stare parla di un luogo abitato da chi non passa oltre come il levita o il sacerdote della parabola ma da chi sa rimanere per lasciarsi incontrare dall’uomo e dalle sue domande.

Il nostro stare vuole accogliere e ospitare, nella relazione con Dio, l’umanità ferita, che disperde,

nell’assenza di speranza, il suo viaggio esistenziale e si nasconde nell’anonimato metropolitano.

Dire amore a Dio e raccontare agli uomini una parabola del Regno dei Cieli: questo è la Vita Contemplativa.

Ecco chi siamo: monache agostiniane, donne disarmate che sfidano l’individualismo con la tessitura paziente della comunione; consacrate che, come tutti, anelano alla bellezza e che hanno come orizzonte della propria preghiera il paesaggio urbano con i suoi rumori assordanti e le sue desolazioni silenziose, le sue gioie, ricchezze, speranze e angosce, i suoi deserti di solitudine e le sue folle di anonimi.

«la fede ci insegna che Dio vive nella città, (…) e le ombre che segnano il quotidiano delle città, violenza, povertà, individualismo ed esclusione, non possono impedirci di cercare e di contemplare il Dio della vita»(Aparecida).

Ecco, noi, per grazia e per vocazione, abbiamo scelto di radicare la nostra vita nel tessuto urbano perché la preghiera, a volte nascosta e silente, raggiunga ed evangelizzi i cuori. Come il lievito nella pasta che compie nel silenzio e nel buio la sua opera, come la Città di Dio nella città degli uomini, così la vita contemplativa agostiniana in Roma.